La cheropigmentazione non è un intervento esente da rischi. Il tutto dipende dal colore dell’iride, struttura anulare con al centro un foro di diametro variabile chiamato pupilla. A seconda della quantità di pigmento marrone (la melanina) che l’iride contiene il colore può variare dall’azzurro chiarissimo (poca melanina) al marrone scuro (tanta melanina), con tutte le sfumature intermedie.
Nel dettaglio , la cheratopigmentazione è una procedura che può essere effettuata manualmente o con il laser a femtosecondi. La FAK (femtosecond laser-assisted intra-stromal keratopigmentation) risulta la metodologia più utilizzata. L’intervento in sé ha una durata di 15 minuti, un’operazione di microchirurgia che potrebbe comportare complicazioni intra o post operatorie.
Le principali complicazioni possono essere una perforazione del tunnel, infezione della ferita, dispersione di pigmento in altre strutture oculari, cicatrizzazione anomala con induzione di alterazione della refrazione (astigmatismo). Infine, gli effetti collaterali saranno visibili a distanza di anni, tra queste vi è l’ indebolimento strutturale della cornea con possibili complicanze ectasiche.
dalla redazione (Norma Presta)
