AttualitàEsteriNews

7 GENNAIO 2025, DECIMO ANNIVERSARIO DALLA CATASTROFE A CHARLIE HEBDO IN FRANCIA

Il 7 gennaio 2015 avvenne un irruento attentato nella sede del giornale satirico francese Charlie Hebdo, uccidendo 12 persone tra cui 2 poliziotti

Un attacco infimo alla libertà di espressione, alla democrazia e alla professione di tutti quei giornalisti che si sono giocati la vita. Questo è quanto provocato dall’attacco terroristico del 7 gennaio 2015 a Parigi.

“Volevano colpire la libertà di espressione ma noi siamo sempre vivi” questa la risposta del caporedattore di Hebdo che ha dimostrato la coesione della testata, nonostante il terribile avvenimento.

Le vittime furono 12 e oltre a dei giornalisti vi erano anche fumettisti di punta come Charb, direttore del giornale, Cabu, Tignous, Honoré e Wolinski, anche loro fumettisti molto in voga.

Un enorme oltraggio al diritto di comunicare e veicolare informazioni attraverso vignette satiriche e alla libertà di stampa e soprattutto anche una violazione a tutto quel processo di confronto e critica democratica che una testata tale esula.

Inoltre, la libertà non deve mai essere sottomessa alla sensibilità personale di una minoranza e deve permettere un confronto equo.

A 10 anni da questa tragedia ora la sede di Charlie Hebdo si trova in un’ubicazione segreta per motivi di sicurezza e il caporedattore , Gérard Biard , è sotto protezione da 10 anni. Il fatto ancora più sconcertante è che si è salvato per puro caso: si trovava in ferie il giorno del massacro.

Un’altra questione da ricordare riguarda tutta la diatriba che avvenne a seguire delle pubblicazioni delle vignette di quel giorno, una serie di commenti pungenti: “Condanniamo, certo, la strage ma le vignette di Charlie erano troppo dissacranti, erano offensive”.

Tra i commentatori più spietati troviamo anche papa Francesco che mentre si trovava in viaggio in aereo alla richiesta di un commento alla strage, esclamò: “È vero che non si può reagire violentemente, ma se qualcuno dice una parolaccia contro la mia mamma deve aspettarsi un pugno”.Termina il suo eloquio così: “Non si può provocare, insultare, ridicolizzare la fede degli altri”. Da quest’ultima esclamazione si trae il nocciolo della questione: nessun individuo, nemmeno il più fondamentalista sarebbe mai veritiero nell’ammettere di essere contro la libertà di espressione in senso generale, però l’unica “strategia” per rivolgere l’attenzione altrove è puntare tutto sul rispetto della sensibilità altrui che apparirebbe “inviolabile”. È proprio lì però la grande contraddizione.

Norma Presta

Back to top button