Il 07 Novembre scorso si è svolto presso il Circolo Canottieri Lazio, l’evento di presentazione del libro “Il lavoro diventa una cosa nuova (nonostante tutto)” scritto da Guelfo Tagliavini con Simona Manna, Andrea Penza e Vito Donato Grippa.
Il libro intende sottolineare le grandi potenzialità della rivoluzione digitale che in passato non è sempre stata oggetto di considerazione adeguata e che soltanto nell’era post pandemia si sta rivelando come il grande obiettivo che le nostre società devono traguardare in tempi adeguati.
Il libro si compone di quattro capitoli, scritti dai quattro autori e che fondamentalmente sviluppano alcune componenti che contribuiscono a dipingere una fotografia dello stato di avanzamento dei progetti di digitalizzazione.
Il primo capitolo rappresenta la sintesi di una storia iniziata quasi vent’anni fa e che narra le vicende della faticosa applicazione, nel nostro Paese, della modalità di lavoro non più solo ancorato al posto di lavoro ma al risultato della prestazione. Retaggio culturale, ostacoli burocratici ed istituzionali, classe dirigente pubblica e privata non sempre sufficientemente illuminata su questo tema: queste condizioni hanno contribuito a relegarci non certo ai primi posti della graduatoria dei Paesi europei che hanno da tempo intrapreso avanzati progetti di digitalizzazione attraverso l’introduzione di tecnologie abilitanti e applicazione di modelli innovativi di lavoro. Nell’ultimo anno si sono intravisti segnali di progresso che fanno ben sperare in una ripresa repentina verso obiettivi da raggiungere nei tempi che ci sono stati indicati dall’Unione europea.
Il secondo capitolo affronta e analizza il fenomeno dello Smart working a livello internazionale, andando a leggere le diverse evoluzioni dal 2017 ad oggi. Si evince immediatamente come l’Italia sia arrivata ad introdurre lo Smart working con un evidente ritardo rispetto agli altri paesi e come questo abbia avuto un peso importante durante la fase pandemica, sollecitando dunque la necessità di studiare e parlare sempre più con le aziende e i manager del fenomeno culturale, ormai presente, nella nostra quotidianità. Sempre nel secondo capitolo si affronta, anche se in via sommaria, una riflessione normativa sia sul tema della disconnessione sia su quello, oggi fortemente sentito, del burnout.
Il terzo capitolo parla esplicitamente dell’utilizzo dei fondi messi a disposizione dal PNRR per realizzare i progetti di digitalizzazione nei vari settori e nelle varie tipologie di organizzazione (Istituzioni pubbliche, aziende private soprattutto le piccole e medie imprese, istituti di ricerca e di altro tipo….).
Digitalizzare infatti non vuol dire introdurre nuove tecnologie in modo asincrono dal resto dell’organizzazione, ma vuol dire costruire un vero e proprio ecosistema in grado di coinvolgere in tutte le fasi progettuali l’insieme degli stakeholders del soggetto che desideri intraprendere la implementazione di un progetto di digitalizzazione: il personale interno, i consulenti esterni, i fornitori, i clienti, le istituzioni, gli shareholders. E’ necessario prevedere un vero e proprio Change Management che parta dal vertice aziendale e si cali poi su tutto il resto dell’organizzazione.
E tutto questo necessita di un investimento non trascurabile che spesso oggi si fa fatica ad intraprendere senza la disponibilità di un supporto esterno. Il PNRR svolge questa funzione e consente di poter definire progetti di digitalizzazione in tempi che sono in grado di adattarsi agli obiettivi indicati dall’Unione europea. In particolare la Missione 1 del PNRR prevede la disponibilità di circa 40BIL € gran parte della quale può essere spesa sia per la realizzazione di infrastrutture abilitanti alla trasformazione digitale, sia per lo sviluppo di percorsi di formazione
per consentire la creazione di una competenza adeguata, soprattutto nei confronti del management, in grado di guidare i processi di trasformazione facendo riferimento a criteri di innovazione e sostenibilità.
Il quarto capitolo, il più tecnico, analizza alcuni aspetti legati in particolare al lavoro innovativo, il cosiddetto “Innovation work”.
Si parla di come si sono evolute le aziende, quali le normative che regolano gli aspetti di privacy e sicurezza e come le differenti entità interagiscono con la sicurezza delle informazioni.
Si parla inoltre del sistema di gestione delle informazioni, del suo approccio metodologico, del modello PDCA che regola tutte le fasi realizzative di una progettualità orientata al digitale.
Il libro si conclude con l’identificazione dei fattori chiave per un progetto innovativo e la certezza certezza che presto il nostro Paese sarà in grado di raggiungere gli obiettivi strategici del proprio futuro.